Sì, mangiavamo insetti in Europa!

October 23, 2022

Yes, we ate insects in Europe!

GLI INSETTI EDIBILI NON FANNO PARTE DELLA CULTURA EUROPEA?

Sì, vi abbiamo già spiegato perché in Europa abbiamo smesso di mangiare insetti. E sì, per farlo, abbiamo rispolverato addirittura Aristotele: non per una citazione dotta sul Primo Motore Immobile, ma per spiegarvi come il filosofo greco fosse solito fare abbondanti spuntini a base di cicale.

Eppure, quest’oggi vorremmo approfondire la questione più da vicino, perché se è vero che il processo di allontanamento è stato qualcosa di innegabile, l’entomofagia ha vissuto sottotraccia in varie culture d’Europa praticamente lungo tutto il corso della storia. Ripercorriamo oggi i casi più significativi, che ci ricordano che sì, gli insetti sono il cibo del futuro, ma che sono stati anche quello del passato: se i nostri avi hanno saputo apprezzarli, per quale ragione dovremmo fare fatica noi, con l’apertura mentale e le conoscenze scientifiche dell’uomo del XXI sec.?

DAI BANCHETTI DEI PATRIZI ROMANI AL VANGELO
Vi abbiamo già raccontato del Cossus, il prelibato piatto a base di larve che nell’antica Roma veniva considerata una prelibatezza degna del più patrizio dei banchetti. La fonte che ce ne parla è Plinio il Vecchio: pare che più o meno ai tempi della morte di Gesù (30 d.C) sulle tavole del ceto altolocato romano non fosse infrequente trovare questo piatto. Si trattava di una sorta di cous-cous, arricchito dalla larva del rodilegno, un lepidottero molto comune a tutte le latitudini.
Quando Roma diverrà cristiana, all’incirca tre secoli più tardi, i fedeli, ascoltando il sermone domenicale del parroco avrebbero potuto sentire leggere questi versetti biblici:
"Vi sarà pure in abominio ogni insetto alato che cammina su quattro piedi. Però, fra tutti gl’insetti alati che camminano su quattro piedi, mangerete quelli che hanno gambe al disopra de’ piedi per saltare sulla terra. Di questi potrete mangiare: ogni specie di cavalletta, ogni specie di solam, ogni specie di hargol e ogni specie di hagab. Ogni altro insetto alato che ha quattro piedi vi sarà in abominio". Le prescrizioni divine risultano piuttosto chiare: nel Levitico, al popolo d’Israele vengono permesse le carni di tutti gli insetti appartenenti alla famiglia dei grillidi, cavallette comprese. Nel Vangelo di Matteo (3,4) è invece l’apostolo a ricordarci come Giovanni il Battista si nutrisse di locuste e miele selvatico.

Vi abbiamo raccontato di come il Medioevo prima e le grandi scoperte geografiche poi hanno costituito un punto di svolta, allontanando gli abitanti del Vecchio Continente da una straordinaria risorsa alimentare come gli insetti. Credenze popolari legate a presunti influssi demoniaci sulle infestazioni del raccolto e lo scontro con culture entomofaghe giudicate barbare e preistoriche contribuirono sicuramente a creare, attorno agli insetti, la fama di cibo immondo e indegno della civiltà. Ciò non toglie che, nei quindici secoli di storia che ci separano dal tramonto del mondo antico, gli insetti continuarono a far parte della dieta degli europei, a ogni latitudine e per ogni scopo. Le frequenti carestie che hanno colpito il continente fino all’avvento dell’Età Moderna hanno costretto i malcapitati a reperire calorie come potevano e a rivalutare il consumo d’insetti. Al contempo, l’entomofagia ha per lungo tempo sostituito o ausiliato la rudimentale farmacologia dell’epoca

INSETTI A TAVOLA: DALLA ZUPPA DI MAGGIOLINI AI BACHI DA SETA FRITTI LOMBARDI
Vediamo ora qualche esempio particolarmente rilevante.
In tutta l’Europa centrale e settentrionale i maggiolini sono stati consumati come pietanza prelibata, cotti per lunghe ore in una zuppa molto popolare soprattutto in Germania e Francia. La Cockhafer Soup nasce come piatto povero: questa prevede la presenza di brodo di vitello o pollo, fettine di fegato e trenta maggiolini per porzione, precedentemente privati di ali e zampe e fritti nel burro.
Nell’Italia settentrionale, pare che almeno fino al XVI sec. i bachi da seta non fossero solo la materia prima della fiorente industria della seta: sfamavano anche i contadini sfiniti dopo intense giornate di lavoro, che li friggevano in burro o olio d’oliva. Il naturalista bolognese Ulisse Aldovrandi, notò infatti come i tedeschi che discendevano le Alpi per le più disparate ragioni amassero questa preparazione locale al punto da rimanerne ammaliati.
Oggi pizza e fritto misto in Riviera Romagnola, ieri bachi da seta fritti a Milano! Spostandosi invece ai confini orientali d’Europa, troviamo i Tatari di Crimea. Questo popolo di origine turca, che ancora oggi risiede tra Russia e Ucraina, pare che fosse famoso per grigliare locuste e cavallette e per considerare gli insetti parte integrante della propria dieta. Tracce di entomofagia moderna sono presenti anche in Grecia, nell’odierna Creta, dove gli isolani si nutrissero delle galle della salvia: succose escrescenze che si formano naturalmente sulle piante in seguito a punture d’insetto, dal sapore dolce e acidulo.
INSETTI TERAPEUTICI E NELL’INDUSTRIA CASEARIA
Esistono poi attestazioni di forme di consumo per fini non prettamente alimentari. Le fonti confermano come in Europa si siano più o meno sempre consumati insetti per le loro presunte proprietà curative. Per tutto il Medioevo e l’Età Moderna, per esempio, la mosca spagnola è stata considerata un afrodisiaco potente, mentre in Svezia la Formica Rufa veniva usata per estrarre acido formico, con finalità disinfettanti e antibatteriche. Il liquore alle formiche era così famoso che è addirittura citato in una lirica del poeta Carl Mikael Bellman, e pare che sia stato distillato fino a inizio Novecento. Altro utilizzo degli insetti molto popolare in tutt’Europa è quello di agente stagionante nella produzione casearia. L’esempio che sicuramente conoscerete tutti è il Casu Martzu sardo, un formaggio (ufficialmente bandito) la cui pasta viene masticata e rigurgitata delle larve Piophila Casei e che può essere consumato sia mentre le larve sono ancora al lavoro che dopo aver abbandonato la forma. Cugini del Casu Martzu sono il Milblenkäse tedesco (letteralmente Formaggio degli acari) o il Mimolette, nel nord della Francia.

Insomma, l’entomofagia ci accompagna anche a queste latitudini da sempre: per necessità, proprietà terapeutiche o semplice curiosità, i nostri antenati hanno saputo sfruttare gli insetti come un’eccellente e versatile fonte di calorie. La prossima volta che qualcuno rifiuterà delle patatine di farina d’insetti borbottando “Bleah, non fa parte della mia cultura” riprendete questo articolo, e mostrategli come non ci sia niente di meno fondato! 




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