L'entomofagia e la questione della carne

March 14, 2017

Entomophagy and the question of meat

Benché in molti paesi del mondo gli insetti siano, ormai da tempo, considerati cibo a tutti gli effetti, in altri c’è ancora una certa avversità.
Ma, ragionandoci sopra, forse quei paesi che vedono in grilli e cavallette un pasto nutriente non hanno tutti i torti.

I vantaggi derivati dall’entomofagia sono molti ed il primo che viene subito in mente è quello che coinvolge il piano nutrizionale. Gli insetti sono ricchi, anzi ricchissimi di proteine, tanto da contenerne ben più che in una bistecca, a parità di quantità.
Oltre a ciò un altro vantaggio si ottiene mettendo a confronto l’entomofagia proprio con la suddetta bistecca. Stavolta non si mettono a confronto i valori nutrizionali, bensì tutto il processo di produzione.

Perché è certamente vero che una gran parte del mondo mangia vitelli e maiali e snobba gli insetti, ma è anche vero che allevare un vitello e produrre da esso la carne che finisce sulle nostre tavole ha un prezzo, inteso in più sensi, da non sottovalutare.

In Italia per esempio vengono allevati circa 9 milioni di bovini, destinati sia alla macellazione che alla mungitura.
Negli Stati Uniti si raggiungono quasi i 50 milioni di capi.

Tutto questo si traduce, come conseguenza diretta, in un aumento dei gas serra, dovuto alla naturale emissione di gas da parte dei bovini. Basti pensare che un singolo esemplare arriva a produrre 500 litri di gas metano in un solo giorno. Moltiplicando questa quantità per l’oltre 1 miliardo di bovini allevati nel mondo, le cifre diventano preoccupantemente alte.
Facendo un rapido calcolo, si ottiene che le mucche, nel loro insieme, contribuiscono a produrre circa il 15% del metano di tutto il pianeta.

Ma i problemi non si limitano all’inquinamento diretto.

Per allevare un tale numero di bovini, ma anche di suini e ovini, le cui cifre sono altrettanto alte, è necessario utilizzare una grande quantità di foraggi.
Circa la metà delle terre fertili attualmente disponibili contengono coltivazioni destinate all’alimentazione dei capi di bestiame.

E, nonostante sia certamente vero che questi animali mangiano anche parti della pianta che non sarebbero in alcun modo disponibili per l’alimentazione umana, la situazione continua a diventare, di anno in anno, sempre più insostenibile.
Le coltivazioni di foraggi continuano ad aumentare, sottraendo terreno ad altre specie animali e distruggendo le foreste.

Altro problema è il massiccio impiego di risorse idriche, fondamentali per coltivare i foraggi e portare avanti l’allevamento.
È stato calcolato che per produrre un chilo di carne di manzo vengono impiegati circa 15 mila litri d’acqua.

Infine il danno apportato agli ecosistemi, in special modo negli States, dove gli allevamenti intensivi sono sostituiti dagli immensi ranch, è incalcolabile.

Come se ciò non bastasse, il consumo di carne, specialmente negli USA e nei paesi in via di sviluppo, continua ad aumentare, e con esso aumentano i capi di bestiame e le risorse impiegate nell’allevamento.
Già da tempo le autorità consigliano un minor uso di carne e prodotti animali, in particolar modo di carne rossa, meno salutare e meno ecosostenibile, ma il problema principale che si presenta è quello della mancanza di una fonte proteica alternativa sufficientemente nutriente.

Una parte della soluzione può venire proprio dall’entomofagia.

Con una quantità di proteine più elevata non solo rispetto a quelle presenti in una bistecca, ma anche a quelle della sua alternativa più gettonata, ovvero il tofu, ed una minore quantità di grassi, le farine di insetti sembrano rappresentare veramente il cibo del futuro.





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