In questa intervista, David Gracer ci aiuta a capire meglio perché gli occidentali abbiano difficoltà a mangiare insetti e cosa possiamo fare per superare il "fattore-disgusto".
Che quantità di lavoro psicologico è necessario per cambiare le nostre abitudini alimentari?
"Questa domanda pone diversi problemi.
Il campo dell’entomofagia ha visto recenti e incoraggianti sviluppi tecnologici e imprenditoriali, ma altri aspetti del tema rimangono inesplorati. E’ molto importante che noi riconosciamo e discutiamo i nostri meccanismi referenziali; questo include frasi come “le nostre abitudini alimentari”, e l’uso dei pronomi plurali in generale.
L’entomofagia è sicuramente un tema globale, ed è improbabile che tutti coloro che leggono questa intervista siano nati o risiedano in un paese o una regione comunemente indicata come occidentale. La mia ricerca include gli insetti, la cultura umana e gli atteggiamenti in materia di comportamenti normativi nei gruppi di persone. C’è molto di più da dire su questi argomenti. Le azioni commerciali e umanitarie dipendono anch’esse dal riuscire a capire le persone.
Molti ricercatori hanno notato l’intensità con cui la maggior parte delle persone in tutto il mondo preferiscono le proprie fonti alimentari ereditate, stabilite dal gruppo-normativo. Anche se alcuni osservatori possono ipotizzare che l’espansione commerciale dell’entomofagia indica uno spostamento della società intera verso l’entomofagia, questo progresso esiste entro limiti rigorosi, perché i consumatori di insetti commestibili rappresentano percentuali molto piccole di popolazione.
Il progresso tecnologico e imprenditoriale non porta necessariamente alla accettazione generale. Non ho ancora visto approfondimenti riguardo i criteri con cui potremmo quantificare il potenziale economico, umanitario e ambientale di questo settore; sarebbe meraviglioso poter imparare su questi aspetti dai sociologi, dagli economisti e dagli altri ricercatori."
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